Prima di tutto… certificazioni e marchi di qualità!
Il pellet è una fonte di energia rinnovabile e sostenibile, che viene prodotta a partire da scarti di lavorazione del legno, come segatura e trucioli. Per garantire che il pellet sia davvero ecologico e sostenibile, esistono diverse certificazioni e marchi di qualità che ne attestano la qualità.
Uno dei più noti è il marchio “Pellet Green“, rilasciato dall’associazione italiana dei produttori di pellet, che garantisce che il pellet sia stato prodotto rispettando criteri di sostenibilità ambientale e sociale. Per ottenere questo marchio, le aziende devono soddisfare requisiti rigorosi in materia di produzione, trasporto e distribuzione del pellet, e devono dimostrare di adottare pratiche sostenibili in ogni fase della filiera.
Il marchio Pellet Gold certifica la purezza del pellet, l’assenza di sostanze radioattive e il rispetto di tutte le normative vigenti. Questa certificazione di qualità è promossa dall’AIEL, l’Associazione Italiana Energie Agroforestali.
La certificazione ENplus, la più diffusa in Italia e a livello internazionale, fa riferimento alla normativa UNI EN ISO 17225-2. Questa certificazione garantisce pellet di qualità A1, con residui di cenere inferiori allo 0,5%, e pellet di qualità A2, con residui di cenere che arrivano al massimo all’1%.
Altre certificazioni importanti per il pellet sono l’ENplus, che garantisce la qualità e la consistenza del pellet, e il DINplus, che ne attesta la sicurezza e la sostenibilità ambientale. Entrambe le certificazioni sono rilasciate da enti indipendenti e richiedono che il pellet soddisfi requisiti specifici in materia di qualità, sicurezza e sostenibilità.
Inoltre, esistono anche altre certificazioni specifiche per il pellet prodotto in specifiche regioni o paesi, come ad esempio il FSC (Forest Stewardship Council) per il pellet prodotto in modo sostenibile in aree boschive certificate.
In conclusione, per garantire che il pellet sia davvero ecologico e sostenibile, è importante acquistarlo da produttori che possiedono certificazioni o marchi di qualità come il Pellet Green, l’ENplus o il DINplus. Queste certificazioni garantiscono che il pellet sia stato prodotto rispettando criteri di sostenibilità ambientale e sociale, e che soddisfi requisiti specifici in materia di qualità, sicurezza e sostenibilità.
Ma le certificazioni bastano?
Una stufa a pellet può essere considerata “green” se soddisfa determinati criteri di sostenibilità ambientale e sociale. Ci sono diverse caratteristiche che possono rendere una stufa a pellet più sostenibile, tra cui:
- Utilizzo di pellet sostenibile: il pellet utilizzato per alimentare la stufa deve essere prodotto in modo sostenibile, ad esempio utilizzando scarti di lavorazione del legno e adottando pratiche sostenibili in ogni fase della filiera.
- Rendimento energetico elevato: le stufe a pellet con rendimenti energetici elevati consentono di utilizzare meno pellet per ottenere la stessa quantità di calore, riducendo così le emissioni di gas serra.
- Sistema di combustione efficiente: le stufe a pellet con sistemi di combustione efficienti consentono di ottenere una combustione completa del pellet, riducendo così la produzione di monossido di carbonio e altri gas tossici.
- Basso consumo di energia: le stufe a pellet con bassi consumi di energia per il funzionamento dei sistemi di ventilazione e di regolazione della temperatura possono contribuire a ridurre l’impatto ambientale.
- Materiali di costruzione sostenibili: le stufe a pellet costruite con materiali sostenibili, come ad esempio legno certificato FSC (Forest Stewardship Council), contribuiscono a ridurre l’impatto ambientale.
Ma vanno considerati anche questi “contro”:
- senza energia elettrica la stufa non funziona (ma l’energia elettrica produce anidride carbonica nell’atmosfera);
- il quantitativo di pellet utilizzato, in media, in un anno da un singolo cittadino è di 2-3 tonnellate che, spesso, attraversano migliaia di chilometri di asfalto prima di arrivare al rivenditore (l’Italia è, fra i paesi europei, uno dei maggiori importatori di pellet);
- Il processo meccanico che porta il pellet ad assumere la caratteristica forma a “cilindretto” impiega tantissima energia, provocando altre emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.
In conclusione, una stufa a pellet può essere considerata “green” se utilizza pellet sostenibile, ha un rendimento energetico elevato, un sistema di combustione efficiente, un basso consumo di energia e materiali di costruzione sostenibili. Tutti questi fattori contribuiscono a ridurre l’impatto ambientale della stufa a pellet.
In conclusione, il pellet è green?
Il pellet è anche una fonte di energia conveniente, con prezzi generalmente inferiori rispetto a quelli del gas o del petrolio. Ciò rende il pellet un’opzione interessante per chi cerca una fonte di energia efficiente dal punto di vista economico. Ma in sintesi, inquina più una stufa a pellet o un camino a legna?
Se hai veramente a cuore il problema dell’inquinamento atmosferico, la prima cosa da fare è sostituire il vecchio impianto di riscaldamento con uno di nuova generazione, a bassa emissione. Esistono numerose detrazioni fiscali e incentivi che ti possono far risparmiare più della metà della spesa complessiva.
Infatti, una stufa a pellet di ultima generazione inquinerà molto meno del tuo vecchio camino. Viceversa, un camino moderno inquinerà sicuramente meno della tua vecchia e mal funzionante stufa a pellet.
La scelta, quindi, è nelle vostre mani!